La scienza dentro una melagrana

Arte e scienza sembrerebbero due modi lontanissimi tra loro: non è sempre vero, essendo connessi molto più intimamente di quanto si possa pensare.

E’ stato recentemente pubblicato su  “Interactive. Cardiovascular and Thoracic Surgery” (http://doi.org/10.1093/icvts/ivy321) un articolo che descrive l’anatomia cardiaca nascosta nel celebre dipinto la Madonna della Melagrana di Botticelli, esposto nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

E’ un tondo di mirabile bellezza, al centro del quale la Madonna, con in braccio il Bambino, tiene in mano una melagrana leggermente aperta. Il disegno dell’interno del frutto con gli arilli ben visibili, separati da sottili membrane, sembra riprodurre fedelmente lo schema anatomico del cuore. Si possono distinguere l’atrio e il ventricolo destro e sinistro, l’arteria polmonare, mentre la corona del frutto rappresenta l’aorta nella parte più alta e la vena cava superiore in quella più bassa.

Madonna della Melagrana - Dettaglio, riproduzione dell'anatomia del cuore, Botticelli, Galleria degli Uffizi Firenze

Madonna della Melagrana – Dettaglio, riproduzione dell’anatomia del cuore, Botticelli, Galleria degli Uffizi Firenze

 

Anatomia del cuore

Anatomia del cuore

L’esattezza di questi dettagli è impressionante per considerarla una semplice coincidenza; quindi, è verosimile  la tesi degli autori dell’articolo in commento, considerato che è storicamente dimostrato che lo studio dell’anatomia nel Rinascimento fosse una pratica molto diffusa tra gli artisti: Botticelli, Pollaiolo e tutti i più grandi maestri dell’epoca celavano profonde conoscenze anatomiche.

Botticelli con questo espediente avrebbe inteso rappresentare il cuore e il sangue versato da Gesù per salvare l’umanità all’atto del sacrificio supremo.

Lo studio del corpo umano  risale a tempi antichi, ma la vera conoscenza anatomica inizia nel XIII secolo: l’Università di Bologna si è rivelata l’antesignana dell’anatomia umana. L’osservazione diretta dei corpi, attraverso le dissezioni, portò il suo più celebre esponente, Mondino de’ Liuzzi, a scrivere un trattato che rimasto una pietra miliare per molti anni.

Anche Leonardo da Vinci dedicò gran parte della sua vita allo studio diretto del corpo umano: lo scorso anno per celebrare i 730 dalla fondazione dell’Ospedale Santa Maria Nuova a Firenze sono state mostrate le “vasche di  Leonardo”, situate nei sotterranei della struttura, dove pare che Leonardo in segreto eseguisse a fini di studio le dissezioni dei cadaveri all’epoca vietate a Firenze.

Studi anatomici di Leonardo da Vinci

Studi anatomici di Leonardo da Vinci

Più tardi, nel 1543 Andrea Vesalius fondò la Scuola anatomica di Padova: la sua opera “De humani corporis fabrica” fu scritta basandosi sull’osservazione diretta dell’anatomia umana. Il suggestivo Teatro Anatomico, completato nel 1595, si trova  presso il palazzo del Bo dell’Università degli Studi di Padova ed è la più antica struttura permanente al mondo creata per l’insegnamento dell’anatomia e la dissezione dei cadaveri. La struttura a cono rovesciato permetteva agli studenti di assistere alla lezione che si svolgeva alla base, l’illuminazione era assicurata da candele e si racconta che per rendere l’atmosfera meno cupa era frequente l’esecuzione di musiche dal vivo.

Teatro Anatomico, Palazzo del Bo, Università degli Studi di Padova

Teatro Anatomico, Palazzo del Bo, Università degli Studi di Padova

 

Le pratiche necessarie per lo studio anatomico furono anche fortemente contraste, poiché ritenute sacrileghe. Tuttavia, le autorità ecclesiastiche mai posero il veto a tali studi: del resto non poteva essere diversamente, atteso che la maggior parte delle Università erano strettamente collegate alla Chiesa – Bologna in primis – e Papa Sisto IV nella bolla “De Cadaverum sectione” riconobbe l’anatomia come “utile pratica medica e artistica”.

Il Museo della Specola di Firenze – al di fuori dell’ordinario circuito turistico – merita una visita: è il museo di storia naturale più antico d’Europa; la sezione più interessante  (e impressionante) è quella dove sono esposte le cere anatomiche: sono dei modelli anatomici realizzati tra il XVIII e il XIX secolo con una tecnica molto raffinata,  finalizzati  a ottenere un vero e proprio trattato didattico scientifico dell’anatomia del corpo umano senza bisogno di osservare un cadavere. La precisione e i dettagli di queste opere nulla hanno da invidiare agli attuali supporti  digitali, o di realtà aumentata, ma rispetto ai sistemi moderni possono vantare l’indiscusso fascino  della storia.

Museo della Specola, Sala delle Cere Anatomiche, Firenze

Museo della Specola, Sala delle Cere Anatomiche, Firenze

In questo breve excursus nel secolare studio dell’anatomia permane un elemento attuale ancora oggi: il progresso della medicina e l’innovazione delle tecniche chirurgiche richiedono sempre un approccio diretto con  il corpo umano. Nel 2014  la Commissione Affari Sociali della Camera approvò un disegno di legge per regolamentare la donazione del corpo post mortem a fini scientifici, cosa che nel resto del mondo è un fatto assolutamente normale, mentre in Italia rimane ancora assai raro.

De iure condendo, ovvero in attesa che tali norme vengano approvate, i siti di alcune Università hanno stilato dei protocolli che consentono e regolano la donazione volontaria del corpo post mortem: si tratta di casi sporadici, poche decine ogni anno. Forse leggi certe accompagnate a una campagna di sensibilizzazione, come avvenuto quando è iniziata l’era dei trapianti, in futuro porteranno a comprendere il grande valore di questa scelta per il continuo progresso della scienza medica.

 

 

Per approfondire:

Per approfondire: https://academic.oup.com/icvts/advance-article/doi/10.1093/icvts/ivy321/5219001?searchresult=1 ; “La nascita dell’anatomia” in www.filosofiaescienza.it ; “Viaggio intorno al corpo” Dizionari dell’arte di G. Bordin, M. Bussagli, L. Polo D’Ambrosio ed. Mondadori Electa 2015; “Teatro Anatomico” in www.unipd.it

Un legame per la vita… cercando il Diritto Perfetto

“L’anima della madre prima compone nella matrice la figura dell’uomo e, al tempo debito, desta l’anima che di quel debbe essere l’arbitratore” (Leonardo da Vinci)

Il pensiero di Leonardo racchiude l’essenza degli studi ch’egli condusse nel cercare di spiegare la relazione tra la madre e il figlio. Secondo l’artista, sino alla nascita vi sono due esseri in un unico corpo, con un’unica anima, quella della madre mentre l’anima del bambino rimane dormiente sino al momento in cui il piccolo vedrà la luce.

L'immagina raffigura uno dei disegni di Leonardo da Vinci sugli studi anatomici

Leonardo da Vinci – Studi anatomici

Il genio fiorentino, pur essendo stato credente per tutta la vita, non accettava il dogma della Chiesa per il quale l’anima è immortale, trattandosi di puro spirito donato da Dio: inconcepibile per lo scienziato, il quale riteneva che tutto dovesse avere una dimostrazione scientifica.

Per Leonardo l’anima era un soffio vitale collocato forse alla sommità della colonna vertebrale, o in punto non definito del cranio: l’artista intuì come il cervello giochi un ruolo fondamentale nello sviluppo delle idee e delle emozioni degli esseri umani.

Il disegno rappresenta un disegno degli studi anatomici del cranio fatti da Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci – Studi anatomici

Leonardo non aveva dubbi: la madre donava al figlio il soffio vitale.

L’immagine è suggestiva e fortemente evocativa della nascita e, quindi, del momento in cui una persona viene al mondo, diventando soggetto di diritto.
Oggi si afferma che non esiste diritto senza persona e persona senza diritti: ognuno di noi ha una propria personalità giuridica acquisita con la nascita, purché il soggetto sia nato vivo, il che non è un presupposto di scarso rilievo. E’ sufficiente anche un solo istante di vita – inteso come qualsiasi manifestazione di vita propria non necessariamente il pianto – perché il neonato divenga titolare di diritti sia di natura personale, sia di carattere patrimoniale, questi ultimi trasmissibili agli eredi in caso di morte sopravvenuta.

L'immagina raffigura il dipinto Adorazione dei Pastori di Gherardo delle notti, distrutta nella strage dei Georgofili del 1993

Adorazione dei Pastori – Gherardo delle notti, distrutta nella strage dei Georgofili del 1993

Il nuovo nato acquista immediatamente i diritti della personalità, essenziali, fondamentali, innati e originari alla figura dell’uomo: trattasi del diritto alla vita, al nome, all’onore, alla libertà, solo per citarne alcuni tra quelli espressamente richiamati nella Carta Costituzionale.
Nel diritto moderno è sorta l’esigenza di predisporre tutele anche a favore del nascituro: si pensi alle norme sulla fecondazione assistita, al diritto al risarcimento del danno per perdita del genitore in conseguenza di un fatto illecito avvenuto prima della nascita.

L'immagine rappresenta il dipinto la Madonna del Magnificat - Botticelli, Galleria degli Uffizi

Madonna del Magnificat – Botticelli, Galleria degli Uffizi

Vi sono casi in cui la giurisprudenza si è spinta oltre, chiedendosi se nell’ipotesi in cui il medico omettesse di informare la madre della grave malattia genetica del feto, impedendole così di far ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza, oltre al risarcimento alla donna per lesione del diritto di autodeterminazione, debba essere risarcito anche il neonato affetto da una rara malattia. In altre parole: in questi casi esiste un diritto del concepito a nascere sano? La risposta è stata negativa: il bambino nato e affetto da una malattia non avrà diritto a un’autonoma voce di risarcimento in ragione della patologia riscontrata, poiché essa è dipesa da fattori del tutto estranei all’azione o all’omissione umana.

L'immagina raffigura il dipinto la Madonna dei Fusi di Leonardo appartenente a una collezione privata

Madonna dei Fusi – Leonardo da Vinci, Collezione privata

In caso contrario, il rischio è quello di tendere verso posizioni vicine all’eugenetica, preferendo la nascita di soggetti socialmente desiderabili invece di quelli ritenuti non perfetti.
Leonardo certamente non avrà avuto le moderne conoscenze mediche e scientifiche, ma il suo pensiero e la sua mano straordinaria hanno colto l’essenza della maternità, così meravigliosamente rappresentata nella Madonna dei Fusi, la quale con il suo gesto protettivo e lo sguardo rivolto al Bambino è la sublimazione della tenerezza di un amore senza tempo e senza confini.

 

 

Per approfondire:

C. D’Orazio “Il Leonardo Segreto” ed. Pickwick 2015, A. Trabucchi “Istituzioni di diritto Civile”, ed. 2013, G. Alpa e M. Garofoli “Manuale di Diritto Civile” ed. 2013

La Calunnia è un venticello…

“La calunnia è un venticello, un'auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente incomincia a sussurrar…”: si apre così la celebre aria di Don Basilio nel Barbiere di Rossini, che continua in un crescendo inesorabile che avvolge e travolge la vittima.

La falsa attribuzione avanti all’Autorità di una condotta delittuosa è pratica antica come il mondo e sostanzialmente i connotati di questo odioso reato nel tempo non sono mutati più di tanto.
Ne abbiamo traccia già nel IV secolo a. C.: ne fu vittima Apelle di Efeso, il più noto pittore dell’epoca; il fatto è precisamente narrato dal sofista greco Luciano nel suo trattato “Non bisogna prestar fede alla calunnia “: si racconta come il pittore Antifilo – rivale di Apelle – avesse riferito a re Tolomeo che la rivolta di Tiro sarebbe stata suggerita da Apelle stesso, il quale nel corso di un banchetto avrebbe dato tutte istruzioni del caso a Teodoto governatore della Frigia.
Re Tolomeo, appresa l’accusa di cospirazione in capo al suo artista di punta, al quale aveva concesso innumerevoli benefici, non avviò alcuna istruttoria, né richiese di quali prove l’accusatore potesse disporre: si scagliò contro Apelle, apostrofandolo duramente e condannandolo a morte per decapitazione.
Soltanto un compagno di prigionia dell’artista, colpito dalla sfrontatezza di Antifilo, ebbe pietà di Apelle e testimoniò la verità di fronte al Re Tolomeo, riferendo che il pittore mai si era recato a Tiro: egli era innocente e del tutto estraneo ai fatti contestati.
Il re Tolomeo tornò sui suoi passi e per riparare all’incauto giudizio diede cento talenti ad Apelle, consegnandogli Antifilo come schiavo.
Apelle, a futura memoria, dipinse un quadro nel quale era illustrata la sua vicenda: l’opera fu dettagliatamente descritta da Luciano ed era nota agli artisti del rinascimento.

L'immagine rappresenta la Calunnia del pittore Apelle

F. Zuccari “La calunnia di Apelle” – Disegno

Nel 1494 Botticelli, in una celebre e straordinaria allegoria, rappresentò la calunnia in danno di Apelle, l’opera è oggi custodita alla Galleria degli Uffizi. Gli elementi del reato vi sono tutti: la Calunnia che trascina la vittima davanti al re, porgendogli una fiaccola senza luce, in quanto fonte di una falsa conoscenza.
L’Ignoranza e il Sospetto sussurrano alle orecchie d’asino del Re, così rappresentato come pessimo giudice.
Attrae l’attenzione una cupa figura nera incappucciata: è il Rimorso, o pentimento, che consegue all’accertamento della calunnia, mentre guarda sottecchi la statuaria e luminosa Verità.
Sono presenti anche l’Invidia e la Falsità che ancora oggi giocano un ruolo spesso determinante per la commissione di questo delitto. Tuttavia, l’elemento essenziale e dirimente è rappresentato dalla coscienza e volontà della falsa accusa mossa nei confronti della vittima avanti all’Autorità: il reo deve essere sempre consapevole dell’innocenza del calunniato.

Il particolare disvalore sociale della calunnia è ravvisabile nel fatto che il pentimento e il risarcimento monetario quasi mai elidono il danno provocato alla reputazione. Rimarrà difficile arginare il sospetto sotteso, il velato dileggio e quella chiacchiera che aleggerà ancora: al tempo e all’oblio la soluzione naturale.

Per approfondire:

G. Fiandaca E. Musco “Diritto Penale – parte speciale” Vol. II, tomo primo, I delitti contro la persona, ed. Zanichelli 2010