Devastante incendio a Notre-Dame de Paris

Brucia Notre-Dame. Brucia un pezzo di storia. Brucia uno dei simboli più evocativi e identitari dell’Europa.

Il mondo è incollato ai teleschermi attonito, affranto, impotente di fronte alla distruzione e alla furia del fuoco.

Questa sera intorno alle 19,00 un terribile incendio è divampato nella zona superiore della Cattedrale dove erano in corso dei  lavori di ristrutturazione.

Pare che per almeno un’ora nessuno si sia accorto di nulla e l’intervento dei vigili del fuoco dopo quasi tre ore fatica a domare l’incendio che ha avuto presa facile sulla struttura in legno vecchia di secoli, anche la guglia è crollata .

Guglia infuocata e poi crollata di Notre Dame

Troppo antica Notre-Dame con i suoi 800 anni di storia per sopportare la potenza di getto dei Canadair: l’alta pressione delle migliaia di litri d’acqua  danneggerebbe irrimediabilmente la struttura della Cattedrale.

Il rischio ora che il fuoco aggredisca l’interno dove sono conservati un pregiato organo antico oltre a importanti opere d’arte.

Le ultimissime immagini aeree scattate da un drone mostrano una devastazione assoluta: pare vi sia il concreto pericolo di un crollo, in quanto la struttura in legno è completamente distrutta e aumentano i rischi anche per i soccorritori.

Nessuno avrebbe potuto immaginare di perdere un patrimonio dell’umanità come Nostre Dame in poche ore.

Alle 22,00 tutte le campane di Parigi hanno iniziato a suonare, ma mancherà il canto di quella più antica: oggi nulla hanno potuto i mostruosi Gargoyle che per secoli hanno silenziosamente vegliato la loro Cattedrale e la sottostante Ville Lumrére.

Campana di Notre Dame 

Una riflessione: stiamo realmente proteggendo e custodendo con la cura dovuta la grande bellezza che nostra storia ci ha lasciato? … questa sera pare proprio di no.

L'immagine raffigura un altro dei Gargoyle di Notre Dame

Gargoyle di Notre Dame

 

 

Per approfondire:

La sfera della discordia

New York, 15 novembre 2017, Christie’s mette all’asta il Salvator Mundi, l’ultima opera attribuita a Leonardo da Vinci, l’unica a essere mai appartenuta a un privato: il prezzo di vendita sbaraglia ogni record precedente, oltre 450 milioni di dollari.

La notizia della vendita ebbe un’eco planetaria e la stampa si attivò subito per scoprire chi fosse il facoltoso aggiudicatario del dipinto (olio su tavola 66 x 46 cm): le indiscrezioni portavano a  un ricco principe Saudita; dopo qualche settimana il  Presidente del Dipartimento Cultura e Turismo degli Emirati Arabi annunciò l’acquisto dell’opera, dichiarando: “Il Salvator Mundi evidenzia la natura inclusiva del Louvre Abu Dhabi e la missione di Abu Dhabi di farsi promotore di un messaggio di tolleranza e apertura. I visitatori avranno un’opportunità unica per farsi coinvolgere da un’opera rara e iconica, dal grande significato culturale. Dopo essere rimasto per così tanto tempo in mani private, il capolavoro di Leonardo Da Vinci è ora il nostro regalo per il mondo. Appartiene a tutti noi, e tutti noi avremo l’opportunità di testimoniare la maestria di uno degli artisti più significativi della storia.”

Il dipinto sarebbe dovuto essere collocato al Louvre di Abu Dhabi dal settembre 2018, con l’accordo di concedere l’opera in prestito al Louvre di Parigi in occasione della grande mostra allestita per l’anniversario dei 500 anni dalla morte di Leonardo, la cui inaugurazione è prevista per il prossimo settembre.

L'immagine rappresenta il Louvre Abu Dhabi

Il Louvre Abu Dhabi

I mesi sono trascorsi senza che il Salvator Mundi sia mai stato esposto al pubblico: il mistero si è infittito quando alla fine di marzo il New York Times ha dato la notizia dell’irreperibilità del capolavoro Leonardesco. Secondo fonti non ufficiali i francesi, che attendevano l’opera a breve, non hanno contezza di dove si trovi e se mai potrà essere adempiuto l’impegno del prestito in vista dell’imminente tributo al genio fiorentino; neppure le fonti ufficiose del museo arabo sarebbero a conoscenza di dove il quadro sia finito.

Alcune indiscrezioni non confermate raccontano che l’opera potrebbe trovarsi in Svizzera, per ulteriori accertamenti circa l’autenticità: l’attribuzione del Salvator Mundi a Leonardo è stata particolarmente travagliata e non tutti gli studiosi concordano con questa decisione, rappresentando ragioni diverse a sostegno delle varie tesi.

Lo scrittore americano Walter Isaacson (già autore della biografia di Steve Jobs) di recente ha pubblicato un libro “Leonardo da Vinci: the Biography”, nel quale si sollevano dubbi circa la paternità dell’opera; in particolare, si evidenzia come il dipinto presenti un errore a dir poco “grossolano”, che il genio fiorentino mai avrebbe commesso: secondo l’autore, la sfera tenuta da Cristo sulla mano sinistra è tecnicamente perfetta, ma non lo è ciò che si vede in trasparenza, in quanto i panneggi e il braccio non sarebbero deformati come invece dovrebbero essere a causa dell’illusione ottica provocata dalla forma sferica.

L'immagine rappresenta la sfera tenuta in mano dal Salvator Mundi

Dettagli Salvator Mundi, la sfera

Anche lo studioso Frank Zöllner ha sollevato dubbi circa la paternità del quadro, affermando: «I toni carnali della mano benedicente appaiono pallidi e si colorano come in molti dipinti di bottega. Anche i riccioli di Cristo sembrano troppo schematici nell’esecuzione»; dello stesso avviso Matthew Landrus, ricercatore presso il Wolfson College di Oxford, famoso studioso di Leonardo, secondo il quale l’opera sarebbe il frutto della mano di Bernardino Luini viste le numerose somiglianze stilistiche con altri lavori di questo artista rinascimentale.

L'immagine rappresenta il Salvator Mundi dipinto da Bernardino Luini

Salvator Mundi di Bernardino Luini

Ma cosa accade in caso di vendita di un’opera d’arte non autentica? Tralasciando quelle che possono essere le varie condizioni contrattuali dell’aggiudicazione in asta del Salvator Mundi, in linea generale la giurisprudenza italiana si è espressa di recente, affermando che la cessione di un’opera d’arte falsamente attribuita a un artista che in realtà non ne è stato l’autore costituisce un’ipotesi di vendita di “aliud pro alio” che legittima l’acquirente a chiedere la risoluzione del contratto per inadempimento del venditore, con conseguente restituzione del prezzo ed eventuale risarcimento del danno.

La vendita “aliud pro alio” ricorre quando all’acquirente sia consegnato un bene completamente diverso dal quello pattuito: questo avviene nell’ipotesi in cui  la cosa appartenga a un genere totalmente diverso da quello concordato, ma anche quando il bene sia privo delle particolari qualità necessarie, affinché possa assolvere la sua funzione economico-sociale, intesa come quella funzione che le parti abbiano assunto come essenziale. L’attribuzione di un’opera d’arte a un determinato artista è certamente una qualità essenziale e necessaria del bene, alla quale sono associati rilevanti, se non determinanti, risvolti sotto il profilo del valore commerciale.

Il caso del Salvator Mundi è certamente particolare rispetto alle norme generali ma, quand’anche la diatriba sulla paternità sia ben lungi dall’essere risolta, rimane un capolavoro appartenente all’umanità che attende di poter ammirare ancora una volta i livelli di eccellenza e perfezione raggiunti nel Rinascimento.

L'immagine rappresenta l'autoritratto di Leonardo

Autoritratto di Leonardo da Vinci

Per approfondire:

www.finistresullarte.it, “Il Louvre Abu Dhabi non sa che fine ha fatto il Salvator Mundi (e non è un pesce d’aprile)

https://www.huffingtonpost.it, “La scoperta di un errore grossolano nel “Salvator Mundi” di Leonardo mette in discussione la paternità dell’opera” di Selene Gagliardi

https://www.nytimes.com/2019/03/30/arts

https://www.huffingtonpost.it/2017/10/19/la-scoperta-di-un-errore-grossolano-nel-salvator-mundi-di-leonardo-mette-in-discussione-la-paternita-dellopera_a_23248511/

G. Chiné M. Fratini A. Zoppini “Manuale di Diritto Civile” Nel Diritto Edizioni 2013

Tribunale di Pescara sentenza n. 915 del 25 aprile 2016

Corte di Cassazione, Sez. II, sentenza n. 21012 del 31 dicembre 2018

L’eleganza della Modernità

“La modernità è il transitorio, il fuggitivo, la metà dell’arte la cui altra metà è l’eterno e l’immutabile” Charles Baudelaire

Il transitorio e il fuggitivo furono i tratti distintivi della  spasmodica ricerca di eleganza e  bellezza nella  Parigi che si accingeva a varcare la soglia del ventesimo secolo: fu allora che si consacrò il legame tra arte e moda, ancora vivente.

John Galliano per Christian Dior Houte Couture autunno inverno 2005 Parigi

John Galliano per Christian Dior Houte Couture autunno inverno 2005, Parigi

Lo spirito della Belle Epoque è ben rappresentato dall’interessante mostra dedicata a “Boldini e la Moda” allestita nel cinquecentesco Palazzo dei Diamanti a Ferrara: l’esposizione è un raffinato equilibrio tra la storia del costume di quegli anni e l’arte del maestro ferrarese, il quale attinse a piene mani dal mondo dei più celebri coutourier francesi, le cui creazioni erano tanto protagoniste delle opere quanto la modella che li indossava.

Boldini ritratto della Contessa Speranza

Boldini ritratto della Contessa Speranza

Giovanni Boldini  più di ogni altro colse il cambiamento  per la ricerca e valorizzazione di una femminilità più libera: le pose erano naturali ma guizzanti di una tensione seducente,  i colli lunghi, le spalle lasciate scoperte da irriverenti spalline che cadevano con studiata nonchalance, gli sguardi languidi su sorrisi appena accennati. Le sue “fammes” erano la rappresentazione della vera “Parisienne” (la parigina) ovvero la donna immagine di eleganza, stile  e bellezza.

Boldini in copertina sulla rivista Les Modes

Il successo di Boldini fu clamoroso: le signore dell’alta società, le più celebri attrici, ballerine e cantanti, tutte  ambivano essere ritratte dal maestro ferrarese e tutte furono vere professioniste della bellezza.

L'immagine raffigura il dipinto di Giovanni Boldini Giovane donna di profilo Eleonora Duse

Giovanni Boldini Giovane donna di profilo Eleonora Duse

Tra le “Divine” di Boldini  – così vennero definite – ammiriamo una giovanissima Eleonora Duse, raffigurata di profilo, la cantante Lina Cavalieri, descritta da Gabriele d’Annunzio nella sua opera “Il piacere” come “la massima testimonianza di Venere in Terra”, l’eccentrica marchesa Luisa Casati, la quale per tutta la vita ambì a vivere come “un’opera d’arte”.

Boldini ritratto di Lina Cavalieri

Boldini ritratto di Lina Cavalieri

Famosa fu la committenza da parte del marito della bellissima nobile siciliana Franca Florio: Boldini la raffigurò avvolta in un lungo abito di velluto di seta nera dalla generosa scollatura con una lunga collana di perle. La prima versione del quadro con la silhouette slanciata, la vita ben evidenziata  e la posa molto sensuale non venne ritenuta consona al lignaggio della dama; il dipinto fu accettato dal committente soltanto dopo ripetute correzioni e rivisitazioni.

Bodini ritratto Franca Florio

Boldini ritratto Franca Florio

 

La diffusione della cultura della moda divenne il mezzo scelto dalle signore per apparire e ottenere  l’ambita visibilità sociale: la donna divenne  un’opera d’arte da abbigliare con regole precise a seconda delle occasioni, il vestito, il trucco, il cappello, le scarpe, il ventaglio di piume; tutto doveva essere unico e perfetto.

Ventaglio epoca Belle Epoque

Ventaglio epoca Belle Epoque

Neppure gli uomini rimasero inerti di fronte al cambiamento:  i “dandy” furono l’espressione di questa ricercatezza nel vestire, rivolgendo la massima attenzione all’estetica complessiva della persona, poiché erano oggetto di grande cura e anche il comportamento e la raffinatezza della conversazione, come ben rappresentato nel ritratto del Marchese Robert de Montesquiou-Fézensac, icona del dandismo continentale.

Boldini ritrattL'immagine raffigura il ritratto del "Il conte Robert de Montesquiou Fézensac"

Boldini ritratto de “Il conte Robert de Montesquiou Fézensac”

Giovanni Boldini aprì la via della modernità, creando quel file rouge tra arte e moda  che pose la sconsiderata bellezza delle “Divine” al centro non solo della sua arte, ma della vita stessa: lui soltanto riuscì a  conferire alle proprie donne “l’apparenza di essere vestite”. Ancora oggi il potere evocativo e fortemente seduttivo di quei ritratti non è stato scalfito dal tempo e il fuggevole pensiero di come sarebbe stato essere la musa del Maestro ha attraversato la mente di molte, immaginando di veder  fissato sulla tela quell’attimo di assoluta, eterea, eterna bellezza.

L'immagine raffigura un ritratto di Boldini

Boldini ritratto

Per approfondire:

“Boldini e la Moda” Ferrara, Palazzo dei Diamanti 16 febbraio/2 giugno 2019  Catalogo Ufficiale, a cura di Barbara Guidi con la collaborazione di Virginia Hill; https://www.ildirittoperfetto.it/limmortale-eterea-bellezza/