Fu commissionato al celebre architetto dall’Accademia Olimpica, istituzione culturale fondata a Vicenza nel 1555 da nobili, intellettuali e artisti – lo stesso Palladio ne era membro – il cui fine era quello di coltivare e diffondere tutte le arti: dalla musica alle lettere, alla filosofia, senza escludere lo studio della matematica, della medicina e l’esercizio delle armi con maestri di scherma ed equitazione.

Il costo per la realizzazione del teatro fu interamente sostenuto dagli Olimpici: a chi contribuì venne assegnata una delle statue – a sua immagine –  collocate sopra la gradinata; la posizione di ciascuno dipendeva  dall’entità del contributo versato.

L'immagine è la fotografia dell'interno del teatro: la gradinata con il colonnato e le statue

Teatro Olimpico – Colonnato e statue

Per il progetto Palladio s’ispirò dichiaratamente ai teatri romani descritti da Vitruvio, con una cavea gradinata ellittica, circondata da un colonnato con statue sul fregio. Purtroppo l’architetto  non vide mai la realizzazione del suo progetto e l’opera venne portata a compimento dal figlio Silla, che la consegnò all’Accademia nel 1583.

Ritratto di Andrea Palladio

Andrea Palladio

Il maestoso e coreografico proscenio, che riproduce le sette vie di Tebe, fu ideato da Vincenzo Scamozzi per la rappresentazione dell’Edipo Re di Sofocle: l’allestimento fu talmente suggestivo  che divenne parte integrante del teatro e può essere ammirato ancora oggi.

Immagine del proscenio del Teatro Olimpico ideato da Vincenzo Scamozzi

Teatro Olimpico – Proscenio

Ora come allora chi accede all’Olimpico rimane stupito e senza parole per la meraviglia, la sensazione è di varcare una porta e tornare indietro nel tempo in un silenzio quasi surreale.

L’atmosfera è unica, difficilmente descrivibile se non si ha avuto la fortunata occasione di assistere a uno spettacolo o a un concerto. L’acustica è straordinaria: la musica arriva allo spettatore piena e limpida in tutto il suo colore, avvolgendolo completamente, persino il pianissimo – anche di un solo pianoforte – si sente chiaro e morbido,  portando con sé l’intero racconto del compositore.

La bellezza classica di questo teatro lo rese famoso già all’epoca, diventando altresì luogo di rappresentanza per accogliere Papi e imperatori; anche l’attività dell’Accademia continuò nei secoli successivi, sino al famigerato decreto Napoleonico del 25 aprile 1810. Il provvedimento dispose – tra l’altro – la soppressione di quasi tutti gli istituti e le corporazioni comuni, nonché – e soprattutto – delle associazioni ecclesiastiche di qualunque natura. Si salvarono soltanto alcuni enti religiosi, come i vescovati o le collegiate e altri elencati nel decreto.

La manovra era diretta ad appropriarsi subdolamente dei beni e delle ricchezze degli enti soppressi -, quelli religiosi in particolare – che d’amblée passarono in proprietà del Monte Napoleone (istituzione finanziaria preposta alla gestione del debito pubblico del Regno d’Italia). Si salvarono soltanto quei beni che per convenzione dovevano tornare a comuni o privati in caso di soppressione dell’ente.

L’Accademia Olimpica, prima di essere travolta dagli effetti del citato provvedimento, con una mossa astuta e a sorpresa, cedette la titolarità del Teatro Olimpico alla Città di Vicenza, salvandolo così dal trasferimento in mani  – anche solo indirettamente –  francesi, riservandosene l’uso perpetuo.

Ironia della storia: la strada dove sorgeva la sede dell’istituto Monte Napoleone è oggi uno dei luoghi più famosi al mondo per l’eleganza e il glamour: parliamo di  Via Montenapoleone a Milano.

Tornado all’Accademia Olimpica, fu riattivata nel 1843 e riprese la propria attività di diffusione culturale che perdura ancora oggi.

Il genio di Andrea Palladio ha regalato alla Città di Vicenza – e al Veneto – capolavori di  straordinaria bellezza: Goethe abbagliato dalla magnificenza dell’architettura palladiana, nel Diario di Viaggio 1786/1787, scrisse « V’è davvero alcunché di divino nei suoi progetti, né meno della forza del grande poeta, che dalla verità e dalla finzione trae una terza realtà, affascinante nella sua fittizia esistenza. »

Immagine della Rotonda del Palladio

La Rotonda di Andrea Palladio
(Villa Almerico Capra)

Tra le ville venete spicca la famosissima Rotonda (Villa Almerico Capra): l’edificio a pianta quadrata è posto sulla sommità di una dolce collina alle porte di Vicenza. Fu creata come luogo per l’intrattenimento colto ed è celebre per i suoi quattro loggiati uguali dai quali si può godere lo splendido paesaggio dei Colli Berici.

Vita della Rotonda e del giardino

La Rotonda – Il giardino

Grazie al Palladio la Città di Vicenza con il suo teatro-gioiello e le sue ville sono parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco: l’Organizzazione, facente parte dell’ONU, fu fondata nel 1945, con il proposito di mantenere la pace e il rispetto dei Diritti Umani attraverso la diffusione della cultura e dell’educazione al rispetto e alla conservazione del Patrimonio dell’Umanità.