La truffa è un reato perseguito da tempo immemore, poiché strettamente legato alla natura umana, non sempre così attenta alla legalità e all’etica quando si parla del proprio tornaconto.
L’inganno è il cuore dei questo delitto, frequentemente perpetrato da soggetti dotati di un’intelligenza fuori dal comune, con spiccati talenti nel rappresentare attraverso credibili argomentazioni il falso per il vero, o nel far apparire ciò che non è.
I falsari di opere d’arte sono certamente tra i più celebri e – forse – tra quelli che destano minor sdegno, affascinando per l’abilità e l’ingegno. Han Van Meegeren, olandese dei primi del ‘900, era molto di più un falsario, era un vero artista con una forte propensione per Veermer, del quale non solo riprodusse alcune tele, ma ne dipinse di nuove attribuendole – con successo – al pittore del ‘600.

L'immagine rappresenta il falsario Han Van Meegern all'opera

Han Van Meegeren all’opera

Egli aveva fatto proprio il tocco e il tratto del fiammingo: utilizzava gli stessi colori, in particolare il blu di lapislazzuli con olio di lillà che stendeva con pennelli dell’epoca su tele originali del 1600. Aggiungendo della polvere riusciva persino a riprodurre la “craquelure”, ovvero quel reticolo di crepe che si forma con il tempo sulla superficie dei dipinti.

L'immagine rappresenta La cena di Emmaus - Falso di Han van Meegeren

La cena di Emmaus – Falso di Han Van Meegeren

I suoi falsi lo resero ricco, ma la beffa più grande fu compiuta ai danni dei nazisti. Nel 1942 si era sparsa la voce del ritrovamento in Olanda di un nuovo Veermer, “Il Cristo e l’adultera”: la notizia raggiunse presto anche alle alte sfere del partito nazista.

L'mmagine rappresenta "Il Cristo e l'adultera" - falso di Han Van Meegeren

Il Cristo e l’adultera – falso di Han Van Meegeren

Hermann Goering, luogotenente di Hitler, appassionato collezionista di arte non perse tempo e per evidenti “ragioni di Stato” si attivò per l’acquisto della tela.

L'immagine è la fotografia del gerarca nazista Hermann Goering

Hermann Goring

Al posto del pagamento del prezzo, i nazisti offrirono agli olandesi la restituzione di duecento opere precedente trafugate dal paese e acquisite al patrimonio tedesco. L’affare andò a buon fine: i nazisti non scoprirono mai di aver acquistato un falso e l’Olanda ritornò in possesso del proprio ingente patrimonio artistico.

Cinque anni più tardi, per una serie di sfortunate circostanze, Van Meegeren venne sottoposto a un processo con l’accusa di collaborazionismo per aver venduto opere d’arte al nemico nel corso della guerra: rischiava l’ergastolo. L’unica linea di difesa efficace contro quella pesantissima imputazione era ammettere la verità: egli stesso confessò alla Corte di aver rifilato ai tedeschi un falso Veermer.

L'immagine riporta un momento del processo di Han van Meegeren

Han Van Meegeren sotto processo

Rivelò di essere in grado di riprodurre perfettamente i capolavori del fiammingo, tanto è vero che molti suoi dipinti erano stati certificati e attribuiti senza dubbio a Veermer. Per l’accusa la confessione non era credibile: l’istruttoria dibattimentale fu molto articolata, vennero effettuate perizie e sentiti esperti senza arrivare ad alcun risultato definitivo: non vi era la certezza che i dipinti sottoposti alle consulenze tecniche fossero effettivamente dei falsi.

L’accusa chiese all’imputato di fornire le prove a sostegno della propria difesa. Per il falsario l’unico modo per dimostrare la veridicità di quanto asserito era riprodurre ancora una volta un’opera del fiammingo.

Il processo appassionò moltissimo l’opinione pubblica, che era schierata compatta con Van Meegreren: il falsario in poco tempo realizzò l’ennesimo capolavoro, mostrando all’accusa e alla Corte tutto il suo genio.

Le cronache raccontano come ancora oggi non si sia certi del fatto che tutte le opere esposte nei più prestigiosi musei del mondo attribuite al pittore Veermer siano davvero opera della sua mano… oppure se siano il lavoro di un genio indiscusso vissuto un paio di secoli dopo.