Talvolta può accadere che le grandi imprese e i grandi successi siano funestati da eventi e decisioni i quali rappresentano la massima espressione dell’ottusità e della stupidità umana, indifferente e cieca al danno irreparabile provocato al proprio Paese.
La storia che ci portò ai vertici dell’eccellenza scientifica la scrissero – in poco più di un decennio (1926-1938) – i ragazzi di Panisperna, capeggiati da Enrico Fermi, fresco di nomina alla cattedra di fisica teorica a Roma e sempre protetti dal Senatore Orso Mario Corbino, loro mentore.
Corbino fu fisico illustre e Direttore dell’Istituto di Fisica di Roma che guidava con spiccata e ferma volontà innovativa: dotato di un’intelligenza rapida e prodigiosa, abbinata a notevoli capacità imprenditoriali, era persona molto gioviale, abilissima a muoversi con diplomazia tra i meandri accademici. Questo gli consentì di avere presso il proprio dipartimento le menti migliori.
Poco dopo l’insediamento Fermi chiamò da Firenze il suo grande amico e compagno d’università Franco Rasetti, particolarmente abile nella parte della fisica sperimentale.
Il progetto sullo studio degli atomi – obiettivo primario di Corbino, Fermi e Rasetti – era estremamente ambizioso e la concorrenza internazionale più che agguerrita (Dirac, Einstein, Curie solo per citarne alcuni), per cui vi era la concreta esigenza di creare un gruppo lavoro e ricerca con studenti brillanti e capaci.
Fu così che entrarono nei laboratori di Via Panisperna Emilio Segré, di famiglia ebraica, detto il Basilisco per il carattere particolarmente fumantino; Ettore Majorana, siciliano, soprannominato il Grande Inquisitore per il carattere introverso e un po’ pessimista. Le sue capacità matematiche e analitiche erano strabilianti: si racconta di una sfida con Fermi per la risoluzione di un’espressione particolarmente complessa che il docente risolse rapidissimo scrivendo i vari passaggi su una lavagna. Contemporaneamente Majorana giunse all’identico risultato, solo che il calcolo l’aveva fatto a mente.
Completavano il gruppo Edoardo Amaldi detto l’Abate, Oscar D’Agostini il Chimico e il più giovane della banda – appena diciottenne – Bruno Pontecorvo, appellato da tutti come il Cucciolo.

L'immagine è la fotografia del gruppo di via Panisperna; ci sono D'Agostino, Segre, Amaldi, Rasetti e Fermi

Da sinistra: Oscar D Agostino, Emilio Segre, Edoardo Amaldi, Franco Rasetti ed Enrico Fermi.

Con i mezzi e le attrezzature messi loro a disposizione da Corbino, gli esperimenti e progressi si susseguivano senza tregua: le cronache raccontano di un ambiente fervente di idee e ricco di entusiasmo, dove il contributo di ognuno era parte di un tutto per arrivare alla grande scoperta.
La svolta avvenne in un pomeriggio del 1934, quando il gruppo guidato da Fermi sperimentò il bombardamento di una lastra di paraffina (materiale contenente idrogeno) con neutroni (particelle prive di carica): il risultato li lasciò attoniti e increduli, avevano provocato la prima fissione nucleare della storia. Era stata scoperta la possibilità di produrre radioattività artificiale. Verosimilmente, nessuno di loro colse subito l’enorme portata del risultato raggiunto, il quale sarà il punto di partenza della radiomedicina e – purtroppo – della creazione della bomba atomica.
Corbino, orgoglioso dei traguardi raggiunti dai suoi ragazzi e nonostante le resistenze di Fermi, rese pubblici i risultati ottenuti in occasione di un incontro all’Accademia dei Lincei alla presenza del Re Vittorio Emanuele III. In pochi mesi l’effetto della scoperta, ormai sotto gli occhi anche della comunità scientifica internazionale, catapultò il piccolo laboratorio di Via Panisperna in testa tra i centri di fisica nucleare più avanzati al mondo.
Il tempo passa e le cose cambiano: la guerra incombe e nel 1937 improvvisamente muore Orso Mario Corbino. Il gruppo perde il suo punto di riferimento, il suo mentore, colui che li ha sempre protetti e garantito i mezzi per la ricerca. Nulla sarà più come prima.
E’ l’inizio della fine dell’avventura; il punto di non ritorno va fissato ai primi di settembre del 1938, quando vennero promulgate le famigerate leggi razziali che, sull’assunto dell’esistenza di una pura “razza italiana”, introducevano una serie misure dirette – secondo l’ideologia fascista – alla conservazione di tale razza.

L'immagine è la fotografia della testata del Corriere della Sera del 1938

Testata del Corriere 11 novembre 1938

Sono passati ottant’anni da quegli aberranti provvedimenti antisemiti, che vietarono agli ebrei – tra l’altro – l’esercizio delle professioni, del commercio, di possedere terreni e di lavorare nella pubblica amministrazione. Venne loro impedito di insegnare nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e chi svolgeva tali attività dovette abbandonarle. Molti furono costretti a lasciare il paese, furono vietati anche i matrimoni misti, mentre in caso di convivenza more uxorio si rischiavano sino a cinque anni di carcere.

Fotografia del manifesto del razzismo italiano

Manifesto del Razzismo Italiano

Erano gli albori di quell’incubo che attraversò l’Europa lasciando orrore e cicatrici indelebili che neppure il tempo ha potuto attenuare e – forse – è meglio così… a futura memoria dell’oblio in cui può cadere l’umanità.
Nello stesso anno Fermi vinse il premio Nobel per la fisica: il riconoscimento andava a tutto il gruppo di lavoro per l’impegno e l’indefessa dedizione al progetto. Al prestigioso evento il regime dette scarsissimo rilevo, in ragione del fatto che Fermi non era un “puro”, in quanto la moglie aveva origini ebraiche.

L'immagine è la fotografia della consegna del Premio Nobel a Fermi nel 1938

Enrico Fermi ritira il Premio Nobel, 1938

Quanto agli altri, Segrè lasciò il paese per sfuggire ai nazisti e nel 1959 ricevette anch’egli il premio Nobel per la fisica, Rasetti rientrò a Firenze e poi si trasferì in Canada, Pontecorvo proseguì l’attività di ricerca in Russia, mentre Ettore Majorana scomparve la sera del 25 marzo 1938 senza lasciare alcuna traccia. Il mistero della sua fine risulta ancora oggi irrisolto.
Le nefande leggi razziali vennero abrogate nel 1944. La Costituzione entrata in vigore nel 1948, per scongiurare il ripetersi di quanto accaduto e nel contempo tutelare l’individuo in quanto tale, ha conferito rilevo costituzionale ai diritti inviolabili dell’uomo (art. 2) – tra cui spiccano il diritto alla vita, all’integrità personale e alla libertà di pensiero – e sancito il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge (art. 3) senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali. Secondo talune fonti, l’inserimento del termine “razza” nella norma in questione fu oggetto di numerosi confronti tra i Padri Costituenti: alla fine si optò per l’attuale formulazione per non dimenticare le leggi razziali e lo scempio dell’umanità perpetrato dal nazifascismo.

Da qui il gruppo si disperse e, nonostante l’amicizia che li legava, tutti abbandonarono Via Panisperna. Fermi partì con la famiglia per Stoccolma dove ritirò il Nobel indossando un elegante frac anziché la camicia nera; s’inchinò al cospetto del Re di Svezia, gli strinse la mano senza fare il saluto romano. Non rientrò in Italia e si trasferì negli Stati Uniti.
Quanto agli altri, Segrè lasciò il paese per sfuggire ai nazisti e nel 1959 ricevette anch’egli il premio Nobel per la fisica, Rasetti rientrò a Firenze e poi si trasferì in Canada, Pontecorvo proseguì l’attività di ricerca in Russia, mentre Ettore Majorana scomparve la sera del 25 marzo 1938 senza lasciare alcuna traccia. Il mistero della sua fine risulta ancora oggi irrisolto.
Le nefande leggi razziali vennero abrogate nel 1944. La Costituzione entrata in vigore nel 1948, per scongiurare il ripetersi di quanto accaduto e nel contempo tutelare l’individuo in quanto tale, ha conferito rilevo costituzionale ai diritti inviolabili dell’uomo (art. 2) – tra cui spiccano il diritto alla vita, all’integrità personale e alla libertà di pensiero – e sancito il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge (art. 3) senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali. Secondo talune fonti, l’inserimento del termine “razza” nella norma in questione fu oggetto di numerosi confronti tra i Padri Costituenti: alla fine si optò per l’attuale formulazione per non dimenticare le leggi razziali e lo scempio dell’umanità perpetrato dal nazifascismo.