Sotto una piccola stella

Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.

Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.

Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.

Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.

Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.

Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.

Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.

Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.

Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.

Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.

Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.

Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.

E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,

immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,

assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.

Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.

Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.

Verità, non prestarmi troppa attenzione.

Serietà, sii magnanima con me.

Sopporta, mistero dell’esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.

Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.

Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.

Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.

So che finché vivo niente mi giustifica,

perché io stessa mi sono d’ostacolo.

Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,

e poi fatico per farle sembrare leggere.

Wislawa Szymborska

L'immagine rappresenta l'opera Valchiria di Edward Robert Hughes

Valchiria, Edward Robert Hughes

Per approfondire:

La gioia di scrivere di Wislawa Szymborska, Ed. Adelphi

Amore a prima vista

Sono entrambi convinti

che un sentimento improvviso li unì.

È bella una tale certezza

ma l’incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono

che non sia mai successo nulla fra loro.

Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi

dove da molto tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro

se non ricordano –

una volta un faccia a faccia

in qualche porta girevole?

uno « scusi » nella ressa?

un « ha sbagliato numero » nella cornetta?

– ma conosco la risposta.

No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere

che già da parecchio tempo

il caso giocava con loro.

Non ancora pronto del tutto

a mutarsi per loro in destino,

li avvicinava, li allontanava,

tagliava loro la strada

e soffocando una risata

con un salto si scansava.

Vi furono segni, segnali,

che importa se indecifrabili.

Forse tre anni fa

o lo scorso martedì

una fogliolina volò via

da una spalla a un’altra?

Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.

Chissà, forse già la palla

tra i cespugli dell’infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli

su cui anzitempo

un tocco si posava su un tocco.

Valigie accostate nel deposito bagagli.

Una notte, forse, lo stesso sogno,

subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti

è solo un seguito

e il libro degli eventi

è sempre aperto a metà.

Colazione da Tiffany

Per approfondire:

WISLAWA SZYMBORSKA “La gioia di scrivere” Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi Edizioni 2009